Giudiziaria

S. Maria C.V.: avvocato difende ex moglie di magistrato, il giudice lo rinvia a giudizio per diffamazione

La Camera Civile: "Fatto grave, mortificato ruolo e diritto alla difesa"

tribunale

Santa Maria Capua Vetere. Difende l’ex moglie di un magistrato nel giudizio di separazione e divorzio, ma, dopo aver consegnato la memoria difensiva, finisce a processo per diffamazione al giudice. Un lungo documento a firma della Camera Civile di Santa Maria Capua Vetere denuncia che “è stato mortificato il diritto di esercizio di difesa e il ruolo ed il prestigio della figura dell’Avvocato“.

L’avvocato finito sotto processo aveva chiesto anche la tutela dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Santa Maria Capua Vetere, ma finora solo la Camera Civile ha raccolto le sue istanze.

Secondo quanto si apprende dal documento, protagonista della vicenda è l’avvocato Michele Di Francesco, che nei mesi scorsi aveva rappresentato la difesa di una donna nella causa di separazione da un magistrato (l’ex marito), ora trasferito ad Isernia, che era in servizio proprio a Santa Maria Capua Vetere. Al termine del giudizio, il legale si è trovato rinviato a giudizio per diffamazione dal Giudice di Pace sammaritano proprio in virtù di quanto accaduto durante quella separazione, dopo che il magistrato aveva presentato denuncia per “le eccezioni formulate nel giudizio civile di separazione e divorzio, spiegate nelle memorie e negli scritti difensivi prodotte nell’interesse della propria assistita, per altro ritenute correttamente dal Tribunale non offensive, perchè rientranti nell’alveo della continenza del diritto di difesa esercitato dall’avvocato“.

Le accuse mosse da un ex coniuge magistrato all’avvocato Di Francesco – si legge nel documento della Camera Civile – sono fondate su affermazioni circa la legittimità dell’utilizzabilità e delle modalità di reperimento di alcune registrazioni e foto depositate nel giudizio civile di separazione e poi di divorzio per provare l’addebito a carico dell’altro coniuge“.

Secondo i civilisti di Santa Maria Capua Vetere questa denuncia costituisce “sotto il profilo etico-professionale una profonda lesione per la dignità dello stimato Collega“. “Utilizzare l’ordinamento giuridico come deterrente – si legge nel documento – è un evidente segno della “mortificazione del diritto di difesa che si traduce nello sfregio al ruolo dell’avvocato“.

Tutti ben conosciamo – prosegue il documento – le norme e la giurisprudenza in materia, ben conosciamo come possono essere acquisiti documenti e registrazioni ed i limiti alla loro utilizzabilità in un processo al pari di colui che nel caso che investe il Collega le ha veicolate nel processo confidando nella loro utilizzabilità, ciò ancor più per il ruolo e per le cono­scenze tecniche legate alla toga di magistrato che indossa“.

Riteniamo che dell’episodio debbano avere conoscenza formale e diretta tutte le mas­sime cariche del Foro e del Distretto perché appare indifferibile una riflessione con­creta, e non astratta o di circostanza, sul rapporto fra tutte le parti del processo nel nostro Foro. La migliore gestione della Giustizia non può che passare dal rispetto dei ruoli, senza abuso di alcun genere, ispirato pertanto alla collaborazione paritaria ed al rispetto di tutte le parti. Collaborazione che può e deve avere un unico presupposto, la riconosciuta e consa­pevole appartenenza ad un unico meccanismo: la Giustizia.”

Per tale ragione la Camera Civile chiede “che le massime Istituzioni del Foro Samaritano intervengano in relazione allo spiacevolissimo episodio che ha investito l’avvocato Michele Di Francesco” manifestando “la più ampia vicinanza e solidarietà al Collega per l’ingiusto rinvio a giudizio“.

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