Cronaca

Call center della droga, GIP trasmette atti a Milano ma non rileva “camorra” nello spaccio

tribunale

Marcianise (di Lucio Seneca). Atti a Milano per gli episodi di spaccio contestati dalla DDA al cartello Marcianisano della droga, con presenza di ex appartenenti al clan dei Belforte colpiti ieri da un’ordinanza cautelare in carcere. Tra questo una ragazza di appena 22 anni ed un quasi ottantenne.

Il GIP Marco Discepolo del tribunale di Napoli, ha trasmesso però una parte degli atti alla Procura di Milano per competenza sulle cessioni di droga, un’aspetto rivelato da Caterina Iuliano, moglie di Buonanno, a cui hanno tolto la protezione, ma, protezione, lasciata alla moglie.

Dall’inchiesta emerge anche un matrimonio combinato tra un commerciante del Tarí ed un cubana organizzato dal gruppo. Nell’ordinanza, il GIP Discepolo, che ha firmato gli arresti per il reato di spaccio di droga, si allontana in diversi passaggi dalle ipotesi accusatorie, scrivendo che «dalle  indagini investigative (almeno da quelle messe a disposizione ) non emergono sufficienti elementi indicativi, in modo univoco, della circostanza che Buonanno Giovanni o gli altri membri dell’associazione dedita alla cessione di  stupefacenti, nel periodo oggetto di contestazione abbiano ‘esercitato il metodo mafioso’ nell’acquisizione (in ipotesi violenta) delle piazze di spaccio o nelle stesse modalità del controllo monopolistico (ad esempio mediante ‘vedette’ armate o gruppi di fuoco) della gestione del traffico della droga, risultando le generiche dichiarazioni rese sul punto dal Buonanno stesso».

E prosegue: «Non si ritiene emergente. dalle risultanze investigative, un solido quadro indiziario idoneo a far considerare che la predetta associazione dedita al traffico di stupefacente sia riconducibile al clan camorristico dei Belforte, né nel senso che ne abbia rappresentato una costola capace di imporsi sul territorio con la forza intimidatoria proveniente da esso né nel senso che i proventi dell’attività delittuosa fossero anche solo in parte destinati a sostenere, rafforzare ed alimentare le “casse” del clan (e non soltanto quelle del Buonanno e dei suoi familiari e gregari).

Pertanto – conclude il GIP – non si condivide l’impostazione accusatoria nella parte in cui ha sostanzialmente fatto discendere quasi in via automatica, dalla caratura criminale di Buonanno Giovanni, legato al clan Belforte e figlio di uno storico esponente di quest’ultimo gruppo camorristico, ossia Buonanno Gennaro, la sussistenza di entrambe le aggravanti del 416 bis (nella duplice veste di metodo mafioso e di finalità agevolatrice dell’organizzazione camorristica stessa) per ciascuna delle condotte oggetto di indagini».

 

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