La riflessione sulla parola di Dio

La riflessione sulla parola di dio

Domenica delle Palme: commento alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco 14,1-15,47

don Carmine Ventrone

La Settimana Santa finalmente è iniziata e attende il nostro ingresso a Gerusalemme, insieme a Gesù, per vivere il momento più importante e significativo della nostra fede cristiana. La liturgia di questa Domenica delle Palme ci offre la possibilità di meditare la Passio secondo il testo evangelico di Marco. Entriamo nella Settimana Santa in punta di piedi, senza pregiudizi e abitudini vari, con la consapevolezza che la Parola di Dio ci dona sempre qualcosa di nuovo, di vero e di buono.

«Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo». La Passione di Gesù inizia con la sua condanna a morte da parte dei capi dei sacerdoti e degli scribi ma subito controbilanciata con questo gesto umano e amorevole di una donna che, senza dire una sola parola, a differenza dei primi, versa ciò che ha di valore sul capo del Signore. Le parole di condanna vengono superate e annientate dal gesto di amore di una sconosciuta. Mentre il male ha la sua radice negli interessi terreni, l’amore ha radice in Dio. La preziosità del gesto della donna va letta nel contesto in cui è avvenuto. Quanto coraggio ha avuto nel superare gli sguardi di giudizio dei commensali. Il suo unico obiettivo era lo sguardo di Gesù, pieno di amore per lei.

«Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno». Per denaro cosa non si farebbe, anche tradire il proprio amico. Certamente, a differenza della donna, lo sguardo di Giuda non è rivolto verso Gesù ma ad altro. In realtà più che consegnare Gesù, Giuda consegna sé stesso al potere del denaro, vende il potere dell’amicizia a personaggi che si nutrono di male. Il verbo consegnare è lontano dal verbo donare. Mentre Giuda cerca di consegnare, Gesù ha sempre donato tutto sé stesso alle persone incontrate durante la sua missione, compreso lo stesso Giuda.

«Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Il Cenacolo, custode fedele delle parole di Gesù, ci offre la possibilità di fissare nel nostro cuore quei momenti dell’Ultima Cena. Lo sguardo dei discepoli prima si sofferma sulla tavola apparecchiata, e poi, dopo l’annuncio del tradimento, su Gesù per esprimere la propria innocenza nel chiedere «Sono forse io?». Tutti attendono una risposta e forse si guardano l’uno l’altro per scorgere qualche indizio di colpevolezza. Nessuno di loro si oppone al tradimento ma tutti cercano di scagionarsi. Intanto Giuda già pregusta il sapore della ricompensa.

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Inizia per Gesù il tempo della solitudine terrena. Cerca conforto nella preghiera, nel Padre suo. Sente paura e angoscia. Percepisce il dolore che dovrà sopportare, sente tutto il male dell’umanità riversarsi addosso. La sua anima sente tristezza per il rifiuto e l’ingratitudine umana. I tanti miracoli compiuti, le tante parole dette, i peccati perdonati sembrano non avere più nessun valore. Lo sguardo di Gesù è rivolto al cielo, incrocia lo sguardo del Padre, sa che non è solo in questo momento. La sua tristezza si trasformerà in gioia ma prima dovrà consegnare sé stesso.

«Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»… Ma Gesù, dando un forte grido, spirò». Il testo evangelico, come in una foto, ha impresso le ultime ore della vita di Gesù. Viene crocifisso e cala il buio sull’umanità tutta. Sembra che la tenebra abbia vinto, la paura e lo sconforto avvolgono i discepoli tanto che scappano via tutti, eccetto Giovanni. Tutto termina con l’ultimo grido di Gesù nel consegnare lo spirito nelle mani del Padre. Tutti guardano Gesù, chi per deriderlo per l’ultima volta, chi invece per cercare l’ultima briciola di amore. «Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Anche noi come il centurione, ponendo lo sguardo su Gesù Crocifisso, Morto e Risorto, al termine della Settimana Santa, possiamo esclamare “davvero Gesù è il Figlio di Dio”. Questa è la nostra fede!

 

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