La riflessione sulla parola di Dio

La riflessione sulla parola di dio

III Domenica di Pasqua Commento al Vangelo secondo Luca 24,35-48

don Carmine Ventrone

La giornata a Gerusalemme volge al termine e tanti sono stati i fatti che hanno segnato questo “primo giorno della settimana”. Cosi come tanti sentimenti hanno accompagnato gli Undici: la paura dei Giudei, l’angoscia del corpo trafugato, la gioia del racconto dei due diretti ad Emmaus e lo stupore di «come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane». Un miscuglio di sentimenti che albergano nel cuore di chi spera in una bella notizia. Si, quella bella notizia che riempie le nostre chiese ogni giorno, ogni domenica, e che dovrebbe riempiere il cuore e alimentare la fede: “Gesù è realmente Risorto!”

«Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Ancora una volta Gesù sorprende tutti e sconvolge i pensieri umani. L’evangelista Luca, come Giovanni domenica scorsa, ci ricorda la giusta posizione di Gesù e il suo saluto di pace. La loro reazione, però, non è in sintonia con la presenza e le parole di Gesù, restano «sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma». Nonostante i racconti accurati della giornata, hanno ancora forti dubbi sulle parole ascoltate dalle varie testimonianze fino al punto da subire uno sconvolgimento interiore. Devono volgere lo sguardo «a Colui che hanno trafitto» (Gv19,37) e scrutare attentamente ciò che hanno di fronte. Il Crocifisso non genera paura ma il confronto con Lui sì, ed è per questo che risulta più facile, per gli Undici, credere ad un fantasma piuttosto che riconoscere il fallimento del loro scetticismo nel credere alle parole di Gesù.

 

La paura dei discepoli si trasforma in turbamento, restano chiusi alla possibilità della risurrezione fino al punto da sorprendere lo stesso Gesù «perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?». Quei dubbi che alterano la realtà fino al punto da negare la stessa resurrezione e presenza di Gesù con loro. Hanno bisogno di una prova, di un segno che possa dare continuità alla relazione con il Maestro interrotta bruscamente dalla Crocifissione. «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi». Gesù ha dato un senso nuovo alla morte, non una fine ma una continuità di vita che porta all’eternità. I segni della Sua morte risorgono con Lui, così come i segni della vita terrena risorgono con l’umanità tutta.

 

Non solo Gesù si rende visibile confermando la continuità tra la vita terrena e quella eterna ma indica proprio nella condivisione con Lui «Avete qui qualche cosa da mangiare?» il cammino da intraprendere. Nell’Eucarestia troviamo la porta della vita senza fine, quel “primo giorno della settimana”, la domenica, apre l’esperienza dell’incontro dell’umano con il Divino, tra l’eterno e il terreno.

 

«Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture». Nelle Sacre Scritture, la Bibbia, e nel Vangelo, in modo particolare, troviamo il senso di tutto questo. Ma bisogna prima che Lui apra a noi la mente e il cuore per accogliere «ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), perché, come Pietro, anche noi possiamo dire con il cuore «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69). Buona Domenica di Resurrezione del Signore Gesù.

 

 

 

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