Basket

Cuore e testa, tifo e campo: la JuveCaserta deve crederci ancora

quando eravamo felici

Caserta. Le favole sono quelle che ci si racconta da bambini, quando crediamo che mostri e giganti esistano e che possano essere sconfitti da eroi coraggiosi e al tempo stesso disastrati. Credere nella salvezza della JuveCaserta, o forse sarebbe meglio dire nei playout salvezza, era fino a poche ore fa una mera esigenza matematica.

A fronte del computo di punti disponibili rispetto alle gare da giocare, e nonostante la presentazione del nuovo PalaPiccolo finalmente pronto, la Paperdi Caserta si presentava sulla soglia di questa giornata scoraggiata e incapace di pensare positivo. E questa è la dura verità.

Poi la fiaba inizia a sostituirsi ed iniziano eventi che non erano pronosticabili. I bianconeri escono dalla trasferta di Crema come dopo la miglior partita della stagione, una sfida dominata e in cui la concretezza e la capacità nervosa di reagire ai colpi subiti è stata importante e ha portato un risultato.

La squadra di coach Dell’Imperio non è però solo meramente padrona del proprio destino, ed è qui che il caso, o un intervento fiabesco si sovrappone alla nera cronaca. A poco più di 23″ dalla fine del match, Salerno, ossia la più diretta e prossima contendente da agguantare per i playout, è avanti di 4 nel match con Piacenza, dopo la tripla di Spizzichini che sembra aver messo la parola fine alla partita e chiuso il discorso playout (tranne che per la matematica). Rasio per Piacenza da rimbalzo offensivo getta in aria una preghiera nel traffico che trova incredibilmente il fondo del secchiello e poi l’imponderabile: animi tesi in campo, qualche parolina di troppo, ci sono spintoni sotto canestro, c’è o quantomeno sembra esserci un colpo proibito nella tonnara a rimbalzo con Capocotta che cade a terra e da lì scalcia contro uno degli avversari della squadra viaggiante.

Dopo un lungo conciliabolo, da questo caos ne esce l’espulsione del lungo dei padroni di casa che ha reagito al colpo subito, più due falli tecnici alle due panchine. Salerno ne paga le conseguenze, Bertocco imbuca i liberi della parità e all’over time la Bakery la porta a casa, affossando la squadra salernitana che più della sconfitta ha tanto da recriminare con se stessa per come ha tirato fuori la sconfitta dalle fauci pronte al pasto della vittoria. E questo cambia tutto.

Concedendoci una sfilza inopinata di se, che non fanno la Storia ma possono scrivere una favola sportiva di certo, da questa giornata la Paperdi Juvecaserta può sperare, ancora, forse come mai davvero finora.

Tifosi juvecaserta

Se il PalaPiccolo sarà un fortino inespugnabile, come nel playoff con Teramo, se si dovessero iniziare a portare a casa il recupero con Rieti – squadra in crisi e in rotta dopo la fuga di Roderick e che ruota con poco più del solo quintetto base – e la sfida con Piombino, se Salerno dovesse pagare il contraccolpo psicologico di questa sconfitta e nel contempo, se Caserta dovesse continuare a giocare come fatto a Crema, allora la salvezza o comunque i playout magari non sarebbero sicuri, ma di sicuro una possibilità da giocarsi fino all’ultimo secondo dell’ultima gara.

Francesco Farinaro

Crederci quindi? Ovvio che si! E se il campo fa sperare, anche fuori si devono elencare le certezze che dovranno rimanere tali fino alla fine dei giochi. Supporto del pubblico, che fino a Crema ha mostrato cosa significa essere sostenuti in tutta Italia e per davvero, come una grande squadra, serve una società coesa intorno al presidente Farinaro, l’uomo che ha smosso cuori e che ha fatto corrispondere fatti ad ogni sua parola, che continua a credere nel suo progetto e che deve compattare il gruppo dal primo all’ultimo dei suoi membri.

Serve poco altro, se non un pizzico di fortuna, e se – ma qui parliamo ancora di ipotesi remotissima – dovesse essere portata la salvezza in qualsiasi modo possibile sul campo, con i risultati, allora si sarebbe creata la perfetta base per ripartire con un progetto vincente e con una costruzione di una squadra degna di vestire il bianconero che tutti amiamo.

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