Sparanise. Al termine della requisitoria, ripercorrendo le fasi processuali, acclarando l’insussistenza dei reati ascritti al sindaco di Sparanise Salvatore Martiello ed alla segretaria comunale Daniela Rocco, il pubblico ministero ha chiesto al Presidente del collegio giudicante Dott Giovanni Caparco, l’assoluzione dei due imputati perché il fatto non sussiste. Termina cosi una delle vicende giudiziarie più discusse della storia politica sparanisana. Un’assoluzione che giunge dopo un arresto, una detenzione ai domiciliari, un lungo periodo di divieto di dimora nella sua città e quasi tre anni di gogna mediatica.
C’è sicuramente gioia nell’apprendere la notizia dell’esito positivo del processo svoltosi a Santa Maria Capua Vetere ma, indubbiamente, permane un senso di profonda amarezza per le motivazioni e le modalità in cui l’intera vicenda si è svolta. Sarebbe bastato attendere gli esiti del procedimento giudiziario per poi, eventualmente, agire di conseguenza. E invece no!
Quanto è accaduto al sindaco di Sparanise dovrebbe far riflettere sulla necessità ormai urgentissima di riformare la Giustizia italiana. Da incensurati ed a maggior ragione da sindaco di una città, non si può finire in manette come un qualsiasi criminale pregiudicato; essere privati della propria libertà, della propria onorabilità, della propria reputazione e credibilità politico-amministrativa per poi, dopo quasi 3 anni, essere assolti perché il fatto non sussiste. Nel 2022, in un Paese civile ed occidentale come l’Italia, tutto questo non è più tollerabile.
Per la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto il sindaco Salvatore Martiello, troppo spesso senza avere neanche il diritto di replica, sicuramente non ci sarà uguale trattamento nel diffondere la notizia dell’assoluzione. Nessuna prima pagina. Nessuna apertura di telegiornale. Tutt’al più due righe tanto per lavarsi la coscienza.
Per il livello di barbarie raggiunto dalla politica locale che, evidentemente, ha scelto da tempo di non accettare la volontà popolare e perseguire, in nome di una presunta legalità di cui con infondata presunzione ci si auto proclama paladini, che poi nella sentenza di oggi urla tutt’altro, ciò che ha sopportato Martiello è umanamente inaccettabile.
Raggiunto al telefono, il Sindaco di Sparanise ha detto: “Bene ho fatto, da uomo delle istituzioni, ad avere piena fiducia nella Giustizia che, al temine di un processo di soli sei mesi ha acclarato la verità dei fatti sconfessando i miei accusatori, che sono gli stessi attori che attraverso la stampa, negli ultimi mesi hanno dichiarato di essere stati coloro i quali hanno voluto ed ottenuto la commissione di accesso per infiltrazione mafiosa nel Comune di Sparanise. In sei anni – prosegue Martiello – decine di lettere anonime con chiare intimidazioni di imminenti e nefasti eventi che, nel caso non mi fossi dimesso, si sarebbero verificati. Centinaia di denunce, con un chiaro intento persecutorio, alla Procura della Repubblica, all’ANAC, alla Corte dei Conti e a tutti gli enti e le autorità di controllo immaginabili. Denunce che hanno portato, ad oggi, solo ad assoluzioni!”
Dunque ora è opportuna fare una riflessione: chi ripagherà il sindaco, il politico, l’uomo, il padre Salvatore Martiello, privato anche della gioia di assistere alla nascita della seconda figlia, per questi quasi 3 anni di inferno durante i quali è stato dipinto nel peggiore dei modi possibili?
E se si fosse dimesso, come chiesto ripetutamente da vari ambienti, in considerazione della buona amministrazione degli ultimi 6 anni votata una seconda volta dalla stragrande maggioranza del popolo di Sparanise, quanto avrebbe ingiustamente perso in termini di progetti e di semplici “cose fatte” la città?
Di certo la parte politica che lo ha accusato ne esce malissimo. L’Interruzione del confronto politico e della democrazia per via giudiziaria si è dimostrata una strategia ancora una volta perdente, proprio per l’ottimo lavoro svolto dagli organi giudiziari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
L’ex presidente della Pro loco Gennaro Giaccio e l’ex consigliere comunale Antonio Merola, autori di denuncia ed esposto che portarono all’arresto di Martiello, sono stati sconfessati su tutta la linea dalla sentenza emessa questa mattina. Ne traessero le opportune conseguenze…
“Non serbo rancore per nessuno perché fiducioso nel karma attendo con pazienza che tutto si compia – ha scritto Martiello sui social network.