Installazione antenne: cerchiamo di non alimentare false aspettative

Mondragone. Conosciamo troppo bene la sindrome di Nimby (Not In My Back Yard, “non nel mio giardino”) e sappiamo anche che tutti vogliamo telefonare, “navigare” su internet alla massima velocità e scaricare contenuti, ma nessuno vuole l’installazione di antenne di telefonia mobile vicino casa. Sappiamo però anche che per la quinta generazione della telefonia mobile (5G) non è stata effettuata alcuna valutazione preliminare di rischio ambientale e sanitario e che aggiungere altre antenne a quelle già esistenti del 2G, 3G, 4G, Wi-Fi, Wi-Max, determina un’impennata dell’inquinamento elettromagnetico, con un aumento del rischio sanitario, soprattutto in individui particolarmente vulnerabili. Siamo quindi convinti che dovrebbe fare da guida anche in questo caso il “principio di precauzione”. L’evoluzione tecnologica deve essere ovviamente favorita, ma non deve essere dannosa per i sistemi biologici, in primis per l’uomo.

Tralasciamo di soffermarci sull’esistenza di alternative (ad esempio reti cablate) più sicure, sostenibili e accessibili a tutti, che potrebbero essere perseguite. In questa circostanza ci preme offrire soltanto qualche spunto di chiarezza su ciò che accade a Mondragone, per evitare che si creino facili illusioni, ci si incarti in costosi contenziosi e si alimentino confusione e demagogia.

La Giunta municipale, anche a seguito di proteste di cittadini, di contenziosi già in atto e dell’iniziativa della Consigliera comunale del Movimento Mondragone Attiva, ha approvato la delibera n. 123/2024 con la quale prende atto, come al solito, dell’autoindirizzo che il funzionario di turno si è apparecchiato. Con tale atto si stabilisce comunque di procedere ad una mappatura degli impianti esistenti, di elaborare un regolamento comunale e di sospendere le istruttorie di tutte le pratiche oggetto di contenzioso.

Ma la mappatura dovrebbe già essere nella disponibilità del Comune che ha autorizzato di volta in volta l’installazione e, se la memoria non ci inganna, un regolamento al riguardo dovrebbe essere già stato approvato anni addietro. Quindi, andrebbe fatta qualche verifica al riguardo, anche per evitare di buttare altri soldi in consulenze esterne (ogni occasione è buona per elargire benefici e per fare amichettismo!). E andrebbero soprattutto valutate altre opzioni, oltre a quella del contenzioso o del divieto assoluto.

Non dimentichiamo che già le Ordinanze dei Sindaci erano state dichiarate “fuori legge”: l’art. 8, comma 6, legge 36/2001 (sostituito dall’art. 38, comma 6, legge n. 120 del 2020) evidenziava già che i Comuni non possono “introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”.

Un’iniziativa efficace (possibile, anche se non facilissima) potrebbe essere – a nostro modesto avviso – quella di individuare aree di proprietà comunale (o acquisite al patrimonio comunale) compatibili e che non rechino eventuali danni ai cittadini e metterle a disposizione degli operatori, secondo le tariffe previste dalla normativa. Questi ultimi avrebbero il vantaggio di risparmiare, rispetto ai costi del privato di turno, in Città si potrebbero installare le antenne, ma in aree che non destano preoccupazione per la salute dei cittadini e il Comune potrebbe ricevere anche un piccolo ristoro.

Un’ultima annotazione: fu l’allora ministro delle comunicazioni Mario Landolfi a firmare, tra gli altri, nel 2005 il decreto Wi-Fi (https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2005-08-17&atto.codiceRedazionale=05A08354&elenco30giorni=false), ma da allora Mondragone non ha attivato alcun punto di accesso pubblico al Wi-Fi, contrariamente a quanto fatto da tantissimi comuni, anche limitrofi: https://www.wifi.italia.it/it/.

E sul Wi-Fi ad essere latitanti sono anche tanti privati, tanti imprenditori, gli stessi magari che invocano lo sviluppo.

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