La riflessione sulla parola di Dio

La riflessione sulla parola di dio

II Domenica di Pasqua commento al Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

don Carmine Ventrone

Il brano evangelico di questa seconda Domenica di Pasqua, “il primo giorno della settimana” ci porta nel luogo in cui i discepoli sono chiusi in casa per timore dei giudei. Nonostante Pietro e l’altro discepolo siano corsi al sepolcro, i loro occhi e il loro cuore sono ancora incapaci di credere alla risurrezione di Gesù. Per uscire fuori dai loro “sepolcri” hanno bisogno di un segno, e quel segno è Gesù. Ma poiché questo segno sia efficace ha bisogno di essere posto al centro. Gesù risorto per essere creduto deve stare al centro della vita dei discepoli, così come al centro della vita della Chiesa. La gioia dei discepoli è la prima risposta post-pasquale: vedere finalmente il Maestro ancora presente in mezzo a loro. Quella gioia che abbiamo anche noi tutte le volte che Gesù è al centro della nostra vita.

La gioia del vedere Gesù risorto si deve trasformare in azione, ecco perché i discepoli ricevono il mandato di diffondere e condividere la gioia con ogni persona che si incontra, «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi», non più la paura del buio della morte, ma la gioia dell’alba della resurrezione, la stessa gioia che proviamo tutte le volte che accogliamo la sua misericordia, tutte le volte che passiamo dalla morte del peccato alla gioia di essere perdonati. Ai discepoli non viene dato il mandato di giudicare ma di far gioire ogni persona. Ed è lo stesso mandato che ha ricevuto la Chiesa. “Ti sono perdonati i peccati” ci permette di fare esperienza della gioia di essere stati perdonati, ci fa rivivere la stessa esperienza dei discepoli nel vedere Gesù e nell’accogliere la pace del cuore.

Tommaso ha una paura maggiore rispetto agli altri discepoli, “non era con loro”, rappresenta quella parte di comunità che si allontana, a lui non basta l’annuncio degli altri discepoli, ha bisogno di un’esperienza diretta, ha bisogno di toccare le ferite di Gesù crocifisso per credere alla Risurrezione. Certe volte anche noi per credere alla risurrezione dobbiamo passare per la crocefissione, come Tommaso che per credere deve prima fare esperienza: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». La domenica di risurrezione è sempre la risposta al venerdì di passione.

Otto giorni dopo”, di nuovo il primo giorno della settimana, Gesù è di nuovo visibile ai discepoli, stando di nuovo al centro. Questa volta, però anche Tommaso è lì presente in attesa di vedere Gesù. Il Maestro, il Risorto non delude mai, tanto che puntualmente è lì con loro. Ma questa volta in modo particolare si lascia vedere da Tommaso, non solo, ma si lascia anche toccare da lui; le ferite della passione sono risorte con Cristo e diventano veicolo di pace e di gioia, così come le ferite del peccato risorgono con la misericordia di Dio. Solo quando ci si lascia guarire dalla misericordia si può professare «Mio Signore e mio Dio!».

Il testo evangelico si chiude con questa grande verità di fede «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Una beatitudine rivolta a tutta l’umanità perché ogni uomo possa essere “credente” e godere della “vita nel suo nome”.

La Parola è veramente strumento di salvezza per l’umanità intera “perché crediate che Gesù è il Cristo”, buona domenica della Misericordia a tutti voi.

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