La riflessione sulla parola di Dio

La riflessione sulla parola di dio

Solennità della SS. Trinità. Commento al Vangelo secondo Matteo 28,16-20

don Carmine Ventrone

La scorsa domenica celebrando la solennità della Pentecoste abbiamo concluso il tempo di Pasqua e ripreso il tempo Ordinario, ossia il tempo in cui la Chiesa e i sacerdoti sono vestiti del quotidiano, della ordinarietà della fede.

Oggi, invece, celebriamo la solennità della SS. Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, Dio si presenta Uno e Trino. Nella liturgia di questa domenica così pregheremo il mistero trinitario: “Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo. E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina” (prefazione il mistero di Dio uno e trino).

 

“In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato”. Il Vangelo non ha sbagliato i conti, i discepoli, del brano di oggi, sono proprio undici. Il dodicesimo, Giuda Iscariota, ha preferito rinunciare definitivamente alla comunità apostolica. Singolare la scelta dell’evangelista Matteo, non nasconde affatto il tradimento e ricorda come la comunità è costituita da uomini, e per questo, è una realtà sempre imperfetta. I carismi e i talenti della comunità convivono con il peccato e il tradimento per ricordare che la perfezione è solo in Dio e che tutti dobbiamo accogliere l’invito di Gesù: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). L’invito è di ritornare all’inizio della missione, in Galilea, lì dove tutto ha avuto inizio, sia la predicazione di Gesù sia la chiamata dei primi discepoli (cfr Mc 1, 14-20). Rileggere l’esperienza del primo incontro con Gesù con la certezza della sua resurrezione.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”. Nonostante le molteplici apparizioni e prove della resurrezione di Gesù, i discepoli continuano ad avere dubbi. Si prostrano in segno di adorazione ma il loro cuore è ancora appesantito dalle loro idee e convinzioni. Credono, ma la loro fede non è ancora forte. Continuano a vacillare nella relazione con Gesù, nelle logiche umane e resta ancora difficile risorgere dalla morte. Non c’è ancora quel “nulla è impossibile a Dio” (Lc1,37).

“Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La risposta di Gesù ai dubbi dei discepoli è la vicinanza. Essi dubitano e lui gli è accanto, vacillano e lui li sorregge. Anzi, affida loro la grande missione di essere portatori del suo messaggio di amore, di raccontare a tutti ciò che loro hanno vissuto con Gesù, il quale nutre una grande fiducia in loro. Annunciare con la parola e insegnare con le opere per testimoniare in pienezza la loro identità e appartenenza a Gesù Cristo. Tutto però nel nome di Dio, non nel proprio nome, perché si è inviati di Dio e, pertanto, l’accoglienza nella comunità cristiana avviene nel battesimo e nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. È la SS. Trinità che accoglie; i discepoli sono solo strumenti attraverso i quali ogni persona arrivi a Dio stesso. Gesù ha condiviso e comunicato l’unico e solo comandamento: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15, 12). Al termine del discorso di Gesù arriva la grande promessa: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. La sua presenza, silenziosa e discreta, sarà costante e definitiva nella Chiesa, nelle comunità cristiane, in ogni battezzato. E sapere che lui c’è sempre non può che consolarci, perché nelle molteplici incertezze, la nostra certezza si chiama Gesù Signore risorto. “Temete e onorate, lodate e benedite, ringraziate il Signore, Dio onnipotente nella Trinità e nell’Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose” (preghiera di S. Francesco d’Assisi). Buona e santa domenica.

 

 

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