Napoli. “La memoria serve sempre: quella degli errori fatti, per non ripeterli; quella dei successi come incentivo a fare sempre meglio“. Sceglie questa definizione l’europarlamentare Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, per rimarcare l’importanza del cosiddetto modello Caserta.
La strategia di contrasto alla criminalità organizzata e di controllo del territorio da parte dello Stato, voluto dall’ex ministro Maroni dopo l’uccisione di sei immigrati africani a Castel Volturno nel 2008, è al centro di un convegno organizzato dalla presidente della commissione speciale Anticamorra e Beni confiscati del Consiglio regionale della Campania, Carmela Rescigno. Un momento di confronto tra rappresentanti delle istituzioni, della magistratura e delle forze armate e forze di polizia.
“Questo convegno ci consente non solo di ricordare il successo ottenuto con le azioni investigative anni fa – sottolinea Roberti – ma anche di fare il punto sulla situazione attuale e vedere cosa c’è da fare in prospettiva“. Per l’ex capo dell’antimafia, oggi le organizzazioni criminali “hanno accentuato la loro natura transnazionale“. “Parliamo dei Casalesi, l’organizzazione criminale transnazionale per eccellenza – argomenta – quella che manteneva un ferreo controllo territoriale locale e poi si proiettava all’estero per investire in altri Paesi i profitti illeciti“.
Roberti ricorda che contro la criminalità organizzata transnazionale, spesso intrecciata con il terrorismo e i fenomeni corruttivi, “c’è una strategia avviata nel 2020 da parte dell’Onu, che ha rilanciato la Convenzione di Palermo del 2000 con una risoluzione intitolata a Giovanni Falcone e che punta tutto sull’attacco ai patrimoni e la lotta alla corruzione“.
C’è anche una strategia dell’Ue, tanto che la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ha lanciato nel 2019 un grande programma contro la criminalità organizzata e contro la corruzione.
“Contiamo di concludere entro questa legislatura importantissimi regolamenti in materia di contrasto al riciclaggio e terrorismo – assicura Roberti – in materia di crimini ambientali e in materia di intelligenza artificiale applicata all’attività ’ giudiziaria. Spero che ci siano i primi risultati entro la fine della legislatura“.
L’organizzatrice del convegno si sofferma sull’opportunità di guardare al modello Caserta per replicarlo sui territori “ancora invasi e pervasi dalla criminalità organizzata“. “La commissione che presiedo – prosegue la Rescigno – ha come obiettivo primario il contrasto alle mafie, per cui ricordare un modello vincente come è stato il modello Caserta, con i protagonisti di allora, è un momento importante“.
Il procuratore aggiunto di Napoli, a lungo titolare di inchieste proprio su i Casalesi Raffaello Falcone, tiene a precisare che questo incontro “non dev’essere un ricordo“.
“Affinché’ possa diventare una best practice – evidenzia – il modello Caserta dev’essere ripetuto e adeguato alle realtà che nel tempo si modificano, in particolare le realtà criminali. E’ un metodo che ha portato ottimi risultati e che va riprodotto adeguandolo alle modifiche della realta’ sociale, che per fortuna sono intervenute nella provincia di Caserta“.
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