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J’accuse di Grande (Cisal): “Oggi Cristo si fermerebbe a Sparanise”

Caserta. La storia del piccolo comune di Sparanise, snodo rurale tra la popolosa Capua ed il litorale Domizio è una storia di violenza ambientale ad un territorio che forse avrebbe dovuto conservare e valorizzare al massimo la sua vocazione agricola e che invece ha accolto una industrializzazione che non è mai stata osmotica col tessuto cittadino e che si è tradotta nella creazione di cattedrali nel deserto che spesso hanno lasciato al territorio scarti industriali, inquinamento e problematiche che a distanza di ormai trent’anni restano ferite aperte e sanguinanti.

Sono queste le considerazioni che la Dirigente della Fnasla Cisal di Caserta ha affidato alla cittadinanza attraverso un’appassionata lettera aperta. Anche le passerelle dei politici accolti sempre con maggior diffidenza si diradano – ha argomentato la sindacalista – soprattutto da quando un Ministro della Repubblica e un Generale del Corpo Forestale dello Stato sancirono che nell’Agro Caleno soggiornava la discarica sotterranea più grande d’Europa la cui bonifica resta oggi ferma alle caratterizzazioni dei via d’accesso ai suoli.

Qui, quando è andata bene – argomenta la sindacalista – sono sorte inutili opere compensative necessarie soltanto a ricordarci la presenza di Ecomostri. Nella triste classifica primeggiano i terreni della Ex Pozzi, la Cernobyl casertana di cui ancora si discute e ci si divide su proposte che restano fantasma, ma è la nefasta storia anche di strade di campagna divenute arterie imprescindibili per l’accesso alle tante realtà industriali sorte sulla Via Appia che di vertenza in vertenza lasciano alla fame i tanti che ci lavoravano e ancora ci lavorano. Sono strade dove si incrociano trattori, autotreni, biciclette di extracomunitari diseredati ed automobili; viottoli divenuti arterie oggi caratterizzate dalla scarsa illuminazione e dalle voragini che spesso mettono a repentaglio la vita dei lavoratori o dei ragazzi che le percorrono e che, come accaduto qualche ora fa, rischiano la vita.

Forse basterebbe solo un po’ d’amore, forse bisognerebbe trasformare i comitati di lotta in assemblee di proposta e scremare le finte promesse dei politici/marinai in licenza premio tra i nostri colli. Forse bisognerebbe coniugare la sostenibilità degli opifici con una “ritrovanda” volontà di tornare ad essere il polmone dell’ortofrutta, del tabacco e della purtroppo calpestata mozzarella di bufala. Se Carlo Levi fosse un contemporaneo, Cristo la farebbe fermare a Sparanise.

Redazione

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