Giudiziaria

Appalti RFI ai “Casalesi”: domani riparte il processo, attesa per i verbali di Sandokan Schiavone

Nell'udienza di domani forse le prime rivelazioni del pentito Francesco Schiavone.

tribunale penale di Santa Maria Capua Vetere

Santa Maria Capua Vetere. Attesa per il processo ai fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone accusati di procedure illecite nel processo sugli appalti attribuiti da funzionari di Rfi a ditte colluse con il clan dei Casalesi, in cambio di soldi e regali: potrebbero già essere depositate infatti le prime dichiarazioni rese dal padrino del clan Francesco “Sandokan” Schiavone, che da qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia. I fratelli Schiavone sono omonimi di Sandokan, ma sono considerati dalla procura dei prestanome dell’ex capo dei Casalesi.

Per il momento Sandokan ha reso già cinque interrogatori e verrà sentito due volte a settimana per sei mesi in base ad un fitto calendario durante il quale dovrà far luce su tanti misteri irrisolti, dando informazioni su cui i magistrati dovranno effettuare tutti i necessari riscontri al fine di saggiarne l’attendibilità. Ci si attendono ammissioni sugli omicidi, compresi alcuni casi di lupara bianca, sul traffico di rifiuti, spesso finiti interrati, sul controllo da parte del clan su cemento, appalti pubblici e ambiente, sulle collusioni con la politica.

Domani potrebbe essere il primo giorno utile per Sandokan per fugare i dubbi e dimostrare che la sua è una vera collaborazione, anche rispetto ai pentimenti di grossi calibri del clan, come Antonio Iovine o il figlio primogenito di Sandokan, Nicola Schiavone, che non hanno dato risultati di rilievo.

Proprio sulla cassaforte del clan potrebbero arrivare infatti le prime concrete ammissioni di Sandokan, visto che al processo sugli appalti Rfi figura tra gli imputati il suo amico di vecchia data e coetaneo 70enne Nicola Schiavone, che del padrino ha battezzato l’omonimo primogenito. Per la Dda Nicola Schiavone è il tipico colletto bianco del clan, forse tra i più importanti e strategici per la cosca, accusato di aver fatto da prestanome, con i suoi familiari ed altre persone, dei beni di Sandokan, addirittura dagli anni ’70, e di aver tenuto contatti ad alto livello, sia politici che istituzionali, per conto del clan. Da ogni accusa che gli è stata mossa finora il colletto bianco è sempre uscito indenne, persino dal maxi-processo ai Casalesi Spartacus. E anche nel procedimento Rfi ha già ottenuto delle assoluzioni.

Questa volta però i magistrati antimafia hanno in mano una carta che potrebbe sparigliare tutto, visto che solo Sandokan può raccontare gli autentici rapporti tra lui e Nicola Schiavone.

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