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Cronaca

Morte Francesco Di Vilio, il figlio: “Perché non riesumate ancora la salma di mio padre per accertare la verità?”

È il grido contro il chirurgo dott. Stefano Cristiano del figlio di Francesco Di Vilio, Salvatore, che qualche giorno fa è stato a lungo interrogato dal magistrato e dalla polizia giudiziaria delegata di eseguire le indagini e ha chiesto che venga effettuata al più presto l’autopsia sul corpo del padre deceduto dopo un’operazione simile a quella della giovane mamma sammaritana Angela Iannotta.

Entrambe (sia suo padre che Angela) colpiti da grave setticemia e choc settico mentre erano ricoverati alla Clinica Villa del Sole di Caserta ed entrambi trasferiti forse in ritardo (rispetto alle complicanze post operatorie subentrate) presso Ospedali Pubblici attrezzati e di livello superiore.

Dopo la denuncia presentata dagli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo per conto di Angela Iannotta (la 29enne sammaritana), nei confronti del chirurgo napoletano dott. Stefano Cristiano che l’ha operata per ben due volte, si era aggiunta sempre nel febbraio scorso la denunzia di Salvatore Di Vilio, che aveva chiesto la riesumazione della salma del suo papà, Francesco (deceduto il 1 gennaio di quest’anno) per effettuare l’esame autoptico sulla salma del proprio genitore. Di qui l’apertura di un’inchiesta penale presso la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

Questa richiesta di riesumazione Salvatore Di Vilio l’ha rivolto agli inquirenti nei giorni scorsi quando è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio da parte degli inquirenti che conducono le indagini sul mega processo in corso in cui il giovane trentenne che vive a Roma e lavora presso l’Università Tor Vergata ha chiarito passaggio per passaggio l’intero dramma che ha vissuto suo padre Francesco (e di cui lui ha condiviso con il genitore tutti i momenti drammatici di questa incredibile vicenda) dal ricovero presso la Clinica Villa del Sole di Caserta fino alla morte dopo le complicanze per setticemia e choc presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli.

L’uomo, infatti, morì dopo essere stato sottoposto a più interventi chirurgici complessi come quelli cui è stata sottoposta Angela Iannotta. L’ipotesi è che anche in quel caso possa essere stato commesso qualche errore. Francesco Di Vilio, 69 anni, è morto il 1 gennaio di quest’anno all’ AORN Ospedale Cardarelli di Napoli.

Anche la storia di Francesco è drammatica: dopo essere stato sottoposto a ben tre interventi di chirurgia, sempre presso la clinica di Caserta, da parte sempre del dott. Stefano Cristiano, dopo un lungo periodo di degenza nella struttura privata, come nel caso di Angela, venne trasferito presso l’Ospedale Cardarelli dove, dopo un intervento chirurgico di 9 ore, morì per le complicanze che ne derivarono: anche questa volta si erano formate gravi necrosi di alcuni suoi organi vitali e conseguente severa setticemia del sangue.
Il filone della duplice indagine penale condotta dalla magistratura sammaritana si allarga a macchia d’olio.

Oltre al chirurgo bariatrico dott. Stefano Cristiano sono indagati altri medici sia della Clinica Villa Letizia de L’Aquila che della Clinica Villa del Sole di Caserta. Non si conosce al momento ancora il numero esatto degli inquisiti dopo soli 4 mesi di indagini. Sequestrate le cartelle cliniche e la documentazione sanitaria che ora sono al vaglio degli inquirenti e del pool di esperti medici legali e chirurghi nominati dal Pubblico Ministero.

Intanto Salvatore Di Vilio vuole vederci chiaro fino in fondo e ha fatto un appello pubblico al Ministro della Sanità, Roberto Speranza, e al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e ha dichiarato: “Chiedo che venga fatta chiarezza non solo in sede penale ma anche con un’inchiesta amministrativa del Ministro e della Regione Campania sulla struttura privata convenzionata con il SSN che ha trattato nella fase pre, intra e post operatoria mio padre per verificare se era in possesso di tutti i requisiti di idoneità tecnica e sanitaria per effettuare interventi cosi complessi, tre addirittura eseguiti nell’arco di un mese circa”.

Redazione

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