Portico di Caserta (Lucio Seneca) È in attesa di essere processato in Germania per frode fiscale su un commercio di auto, Giuseppe Elpidio Bifone, per il quale la Corte d’Appello di Napoli ha disposto la consegna alle competenti autorità tedesca, in esecuzione del mandato di arresto europeo emesso il 6 marzo 2023 dalla Procura Europea di Monaco di Baviera.
L’uomo, che è nipote del più noto boss della zona di Portico, è accusato di evasione fiscale in «associazione criminale integranti la fattispecie di frode, compresa quella che lede gli interessi finanziari della Comunità Europea» commessi in Germania dal 2018 al 2021. Bifone ha un procedimento parallelo in Italia per un’evasione fiscale per favorire una concessionaria d’auto di Orbassano (Torino). Nel mandato si parla di «subordine della consegna alla condizione che la persona, dopo essere stata sottoposta a processo, sia rinviata nello Stato italiano per scontarvi la pena o la misura di sicurezza privative della libertà personale eventualmente pronunciate nello Stato membro di emissione».
In particolare, Bifone era stato indagato perché, attraverso tre sue società inattive, con sede in Lettonia, Romania e Malta, avrebbe concorso nel reato del coindagato Verzi, amministratore delegato della società Fever Auto GMBH con sede in Germania, relativo alla emissione e alla utilizzazione in Germania di fatture per operazioni inesistenti. A questa decisione si era opposto in Cassazione ma gli Ermellini hanno rigettato il ricorso.
La Corte ha, in particolare, escluso la sussistenza dell’ipotesi fondate sul rilievo che il mandato di arresto europeo riguarda reati commessi in tutto o in parte in Italia e che nei confronti di Bifone è in corso procedimento penale in Italia per gli stessi fatti. Nella sentenza impugnata si sottolinea che nessuna delle società indicate nel mandato di arresto europeo emesso nei suoi confronti, ha sede in Italia, e che non sussiste la litispendenza, originata dalla instaurazione di un procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica di Torino nei confronti di Bifone.
Dalla ricostruzione – scrivono i giudici – emerge una condotta, addebitabile a Bifone, di partecipazione concorsuale all’operato di Verzi, ipoteticamente tradottasi nella deliberata messa a disposizione da parte di Bifone di tre strutture societarie, di cui un’impresa individuale, in quanto rese destinatarie della attività di falsa fatturazione compiuta da Verzi, al fine di farle figurare quali soggetti acquirenti di autovetture in regime di esenzione fiscale.
Emergeva, quindi, il sospetto che in veste di complice e “membro di una banda“, fosse stato coinvolto nella evasione Iva della Fever auto Gmbh, relativamente a 20 reati di frode con un danno pari a 1.054.428,05 euro.
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