Cronaca

Caserta: carabinieri forestali sequestrano 2,5 tonnellate di shoppers illegali

shoppers illegali

Caserta. Nell’ambito dei controlli finalizzati al contrasto del commercio illegale di shoppers, i carabinieri forestali del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Caserta hanno sequestrato oltre 2.500 chili di borse in plastica non conformi ed elevato sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a 65mila euro.

La campagna di controlli si è svolta nei principali comuni della provincia casertana, ha riguardato oltre cinquanta imprese tra esercizi commerciali, produttori, rivenditori all’ingrosso e al dettaglio.

Nello specifico, l’attività dei militari forestali del Nipaaf di Caserta ha consentito di disvelare l’esistenza di un sistema pressoché organizzato di piccoli intermediari/rivenditori che, sistematicamente ed attraverso una precisa suddivisione del territorio, distribuivano nei vari punti vendita oltre alle borse in plastica conformi, anche quelle irregolari, naturalmente sprovviste di qualsivoglia documentazione fiscale che potesse consentire all’organo controllore di poter risalire al produttore. Quest’ultimo, ove individuato e dimostrata la commercializzazione, rischierebbe a sua volta il sequestro della merce ed una sanzione amministrativa e/o la denuncia penale per frode in commercio se sulle shoppers commercializzate fossero attestate caratteristiche di compostabilità e/o biodegrabilità non possedute alla luce di risultanze analitiche di un processo di analisi.

Le shoppers individuate erano sprovviste delle indicazioni obbligatorie previste dalla vigente normativa, nonché delle attestazioni da parte degli enti certificatori accreditati circa il contenuto di materie plastiche rinnovabili, il cui standard, dal 2021, non deve essere inferiore al 60% della composizione totale.

Con l’attività dei carabinieri si è fatta quindi luce su un sistema irregolare che alimenta un mercato sommerso e che può rendere alla criminalità del settore un lucroso giro di affari e che costituisce, di fatto, una forma di concorrenza sleale a danno di tutte quelle imprese che operano nel rispetto della normativa, oltre che una significativa criticità fortemente impattante sull’ambiente; basti pensare, a titolo di esempio, all’annoso problematica delle plastiche a mare e alle conseguenze letali per la fauna marina, nonché all’accertata presenza di microplastiche anche nella catena alimentare umana.

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