Confermato in manovra di Bilancio il bonus mamme lavoratrici. Ecco un esempio pratico sul funzionamento dell’agevolazione destinata alle mamme che lavorano.
Un inverno più rigido del solito unito alle ben note tensioni geopolitiche rischia di far impennare i prezzi delle bollette del gas. Ma c’è anche un altro inverno a preoccupare il Governo Meloni. Un inverno non climatico, bensì demografico: ogni anno l’Italia fa segnare il record negativo di nascite. Nel mondo solo la Corea del Sud e Singapore ci superano quanto a denatalità.
Appare dunque del tutto comprensibile il tentativo di invertire la rotta messo in atto dall’esecutivo a guida FdI. Ne è testimone l’ultima manovra di Bilancio, dove è presente un pacchetto di incentivi per le famiglie che comprende agevolazioni come il bonus Bebè e il bonus Asili nido. Ma non è tutto: la legge finanziaria ha confermato una misura importante.
Ci riferiamo al bonus mamme lavoratrici ovvero lo “sconto” parziale dai contributi previdenziali destinato alle lavoratrici dipendenti (escluse quelle in ambito domestico) e autonome che percepiscono un determinato reddito. Ma come funziona all’atto pratico l’agevolazione per le madri che lavorano? Ne vedremo un esempio concreto.
Il bonus mamme lavoratrici consiste in un esonero fiscale dei contributi previdenziali a carico delle madri che lavorano nella misura percentuale del 9,19%. Una decontribuzione destinata a tradursi in buste paga più pesanti. Lo sgravio riguarda le donne con due o più figli e un reddito non superiore a 40 mila euro annui (con regole specifiche per le lavoratrici autonome).
L’agevolazione è riservata come detto alle lavoratrici dipendenti (pubbliche e private), compresi i settori agricolo e non domestico, e a quelle autonome non in regime forfettario. Valido fino al compimento dei 10 anni del figlio più piccolo, a partire dal 2027 per le madri con tre o più figli il bonus si estenderà fino ai 18 anni del figlio minore.
Altra cosa da sapere è che il bonus mamme lavoratrici non tocca l’aliquota dei contributi previdenziali, che rimane immutata (33% per le lavoratrici dipendenti e 22,65% per quelle autonome). Per ottenere la decontribuzione bisognerà comunicare al datore di lavoro il numero dei figli e i loro codici fiscali oppure inserirli direttamente nell’applicativo INPS (pronto a breve).
Per fare un esempio pratico, pensiamo a una mamma lavoratrice con due figli assunta a tempo indeterminato. Con una retribuzione imponibile mensile lorda tra 500 e 1.000 euro, applicando la percentuale del 9,19% il bonus sarà pari rispettivamente a 45,95 e a 91,9 euro. Con 1.500 euro in busta paga si sale invece a 137,85 euro e a 183,80 con una retribuzione di 2.000 euro.
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