Immobili con abusi edilizi, la nuova sentenza lascia stupiti: si possono vendere a queste condizioni

In presenza di abusi edilizi il T.U. edilizia stabilisce alcune regole da seguire, ma una sentenza del TAR Lazio ha cambiato le carte in tavola.

Quando vogliamo effettuare dei lavori strutturali sui nostri immobili, non possiamo farlo a piacimento. A regolamentare gli interventi urbanistici, infatti, concorre il T.U. edilizia, che stabilisce diversi obblighi in merito di edificazione.

Chi vuole alzare di un piano la propria abitazione o costruire tettoie, ad esempio, dovrà chiedere i relativi permessi e seguire un iter ben preciso. Contravvenendo a questi e altri obblighi, infatti, si incorre in abusi edilizi.

Questi ultimi, a loro volta, possono comportare conseguenze più o meno gravi, che vanno dall’obbligo di demolizione dei nuovi interventi fino alla requisizione degli immobili da parte del Comune.

Hai costruito senza permessi? Questa sentenza stabilisce nuove regole

Ed è proprio su un caso del genere che si è concentrata una sentenza del TAR Lazio. In particolare la sentenza numero 23222/2024 ha preso in considerazione un caso di abusi edilizi avvenuti su un immobile di Roma. Una società edilizia, infatti, aveva effettuato ampliamenti volumetrici, costruito strutture in muratura e in legno con tetto spiovente, nonché un edificio con cucina e bagno e alcune strutture realizzate in lamiera.

Sentenza condominiale
Hai costruito senza permessi? Questa sentenza stabilisce nuove regole (Foto Canva) – Casertanotizie.com

In seguito questi interventi hanno attirato l’attenzione del Comune, che avendo stabilito che si trattasse di abusi edilizi ne ha ordinato la demolizione entro 90 giorni. In caso di inadempimento alla demolizione, inoltre, gli edifici in questione e un terreno a loro adiacente di 1.600 mq sarebbero diventati patrimonio pubblico.

In seguito a tali decisioni, la società ha fatto ricorso su entrambi i provvedimenti. Nel primo caso ha affermato che gli edifici fossero risalenti a prima del 1967, quando ancora non sussisteva obbligo di permesso di edificazione. Nel caso dell’esproprio, invece, ha evidenziato alcune mancanze formali nella richiesta del Comune.

La società ha messo in risalto una delimitazione imprecisa dell’area di 1.600 mq che sarebbe stata sottoposta a esproprio, ma anche una mancata notifica preventiva e un eccesso di potere da parte dell’Amministrazione.

La sentenza del TAR Lazio è alquanto interessante: il tribunale ha infatti stabilito in modo definitivo ciò che succederà. In merito al primo ricorso ha messo in evidenza che la società non è stata in grado di presentare la documentazione che attesti la data degli edifici. Per il secondo, invece, ha dichiarato in parte legittimi i dubbi espressi dai ricorrenti.

Nello specifico il tribunale ha dato ragione rispetto alla carente perimetrazione dell’area e ai criteri di calcolo della stessa. Per poter procedere con l’esproprio, dunque, il Comune dovrà presentare una nuova documentazione, mentre la società edilizia dovrà versare 1.500 euro per pagare le spese processuali.

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